Ipnosi in ginecologia

Numerosi disturbi ginecologici, come per esempio la sindrome dell’ovaio policistico le cistiti, le vaginosi ricorrenti, l’infertilità, i disturbi della menopausa, hanno una base psicosomatica, cioè con un aspetto psicologico che ha ripercussioni a livello endocrino. Questo è il motivo per cui se non interveniamo nella paziente a 360 gradi molte delle terapie che definiamo standard falliscono o hanno una risoluzione solo per un breve periodo.

In ginecologia e ostetricia uno strumento che può essere utile è l’ipnosi.
Grazie all’ipnosi possiamo rendere la donna consapevole della sua malattia e quindi a ritrovare dentro di sé il potenziale e la capacità per arrivare alla guarigione.

Non è il sonno, non è la veglia

L’ipnosi è uno stato fisiologico di coscienza modificato, per cui non è il sonno e non è la veglia ma uno stato in cui il soggetto si trova e che può essere spontaneo o indotto dal terapeuta.

Un esempio di ipnosi spontanea è quando guardiamo la televisione, squilla il telefono ma non lo sentiamo. In realtà il nostro cervello registra il fatto che sia suonato il telefono, ma per noi quello stimolo in quel momento non è importante, rimaniamo concentrati sul film che stiamo guardando e quindi ci affatichiamo meno.

Normalmente, infatti, il nostro cervello è bombardato da tantissimi stimoli che non servono, ma che è costretto ad elaborare. Questo ci affatica, non permettendo al cervello di lavorare al massimo delle potenzialità.

In ipnosi il terapeuta ci aiuta a focalizzare l’attenzione su un solo soggetto e questo permette al cervello di lavorare in modo migliore, più concentrato, e quindi di ricreare quel collegamento fra la mente il corpo che ci permette di attuare delle vere e proprie modificazioni.

Non è perdita di controllo

Al contrario di quanto si pensa e di quanto lo spettacolo in questi anni ci ha fatto credere, in ipnosi il soggetto non perde il controllo di se stesso, ma anzi gli viene dato uno strumento meraviglioso e innocuo che gli permette di avere più padronanza di stesso e quindi di ritrovare una gestione della mente e del corpo totali, con possibilità di guarigione.

Consigli di lettura:

  • Puliatti M. (2010) Psicosomatica del dolore pelvico cronico femminile. Società editrice universo
  • Dahlke v. Zahn M e R. (1999) Medicina e autoguarigione per la donna. Come ritrovare in se stesse il benessere e l’armonia psicofisica. Edizioni mediterranee
    Merati L., Ercolani R. (2015) Manuale pratico di ipnosi clinica e autoipnosi. Edra edizioni
  • Yapko M D. (2015) Le basi dell’ipnosi. Una guida avanzata ai concetti e ai metodi. Casa editrice Astrolabio.
  • Gordon D. (1978) Metafore terapeutiche. Modelli e strategie per il cambiamento. Casa editrice Astrolabio.
  • Edoardo Casiglia (2015) Trattato di ipnosi e altre modificazioni di coscienza
  • Marco Venanzi, Nicla Vozzella (2010) Risvegliarsi con l’ipnosi. Teoria e pratica di un metodo per ritrovare l’unità corpo-mente, Red edizioni

Dott.sa Silvia Bariselli, ginecologa consultorio CED Milano

Vaccini

Domande e risposte sui vaccini

Si può leggere online l’opuscolo di 24 pagine Domande e risposte sui vaccini della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) in collaborazione con Cittadinanzattiva. Distribuito anche negli ambulatori dei medici di famiglia, intende dare informazioni chiare e complete sui vaccini a partire dai dati di evidenza scientifica.

Questo l’indice del volume:

Cosa sono i vaccini e come sono fatti?

  • Cos’è la vaccinazione?
  • Perché si continua a vaccinare per difterite e polio, malattie che da noi non ci sono più?
  • Le vaccinazioni sono obbligatorie?

Il sistema immunitario

  • E’ vero che l’immunità da vaccino è molto meno efficace di quella naturale?
  • Il bambino/a può essere indebolito da tanti vaccini?
  • Si può immunizzare un soggetto immunocompromesso?
  • Si possono vaccinare le donne in gravidanza?
  • La somministrazione dei vaccini

Chi individua le vaccinazioni da somministrare?

  • Esistono situazioni per le quali una vaccinazione può essere ritardata?
  • Si possono somministrare contemporaneamente più vaccini?
  • Somministrare tanti vaccini nella stessa seduta è pericoloso?

La sicurezza dei vaccini

  • I vaccini sono sicuri?
  • Quali sono i reali rischi da vaccinazione?
  • E’ possibile sapere quanti eventi avversi ci sono stati in relazione alla somministrazione dei vaccini?

I falsi miti

  • I vaccini causano l’autismo?
  • I vaccini possono causare encefalite o encefalopatia?
  • I vaccini aumentano il rischio di sviluppare allergie e asma?
  • I vaccini possono causare l’epilessia?

Alcuni vaccini per difendersi anche da adulto

  • Il vaccino per l’influenza
  • Il vaccino per la meningite
  • Il vaccino pneumococcico
  • Il vaccino per l’Herpes

Leggi la guida Domande e risposte sui vaccini.

Calendario vaccinale 2017

Con l’approvazione del nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2017-2019, avvenuta il 19 gennaio 2017, i cittadini Italiani potranno beneficiare di un’offerta di salute, attiva e gratuita, tra le più avanzate in Europa, grazie all’ampio numero di vaccini inclusi nel nuovo Calendario e al loro inserimento nei nuovi LEA. Qui la circolare con gli Aspetti operativi per l’implementazione del nuovo piano vaccinale.

Calendario vaccinale del piano nazionale di prevenzione vacciale 2017-2019 (pdf)

calendario vaccinale 2017

Vaccinazioni nei bambini oncoematologici

Le vaccinazioni nei bambini oncoematologici durante e dopo la chemioterapia a cura di AIEOP, Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica

Diabete giovanile

Diabete di tipo 1, giovanile

Il termine diabete include più entità patologiche. Il diabete di tipo 1 è un diabete giovanile dovuto a fattori auto-immuni e infiammatori per cui il pancreas non è in grado di secernere insulina.

Avere il diabete non è uno scherzo, vuol dire convivere con una malattia cronica. Per questo è serio e importante imparare a conoscersi e a conoscere le terapie. I ragazzi con il diabete hanno una vita un poco più complicata ma sono ragazzi speciali, con una marcia in più, perché per necessità imparano a conoscere il proprio corpo, il rapporto con gli aghi e con le procedure mediche necessarie a curarli. Sono ragazzi e ragazze in gamba, che non hanno bisogno di pietismo né di essere considerati diversi, hanno una vita assolutamente normale. Hanno solo bisogno di essere capiti e di conoscenza per gestire la malattia e le emergenze.

Sintomi

questi i segnali che devono spingere a chiedere al proprio medico curante/pediatra l’esecuzione di un semplice “stick urine” per verificare la presenza del diabete di tipo 1

  • avere molta sede
  • fare molta pipì
  • perdere peso a fronte di una dieta normale
  • senso di astenia (affaticamento)

Cos’è lo “stick urine”

è un metodo di diagnosi non solo del diabete ma di alcune patologie, con il quale una goccia di pipì viene messa a contatto con un reagente. Questi esami si possono reperire in farmacia ma è meglio effettuarli nello studio del medico o in un centro ospedaliero di riferimento per poter interpretare in modo corretto i risultati.

Perché è importante curare il diabete

Il diabete ha degli organi bersaglio. Cioè il diabete non gestito e non curato colpisce organi bersaglio fondamentali per la vita: l’occhio, il rene, l’apparato neuromuscolare e l’apparato vascolare. Questa situazione prende il nome di complicanza. Per cui curarsi e aiutarsi a liberarsi da paure e preconcetti permette alle persone con diabete di avere una vita con una marcia in più.

Come cambia la vita

Un bambino o un ragazzo con un diabete di tipo 1 deve convivere con una malattia cronica che lo costringe tutti i giorni a iniettarsi l’insulina, ma la tecnologia ha fatto passi da gigante e oggi esistono delle pompe di insulina dette micro-infusori che permettono di liberarsi dalla schiavitù di doversi fare delle iniezioni e aiutano nella gestione quotidiana del diabete perché iniettano automaticamente una dose di insulina in base alle reali necessità del bambino

Un altro compito quotidiano che i bambini e i ragazzi con diabete di tipo 1 devono svolgere è provarsi le glicemie capillari, pungendosi il dito e provando la concentrazione di glucosio nel sangue ad ogni pasto, quindi prima di colazione, pranzo e cena, o ogni qualvolta hanno dei sintomi che possono far pensare a un calo di zuccheri (ipogilecimia) o a un elevato tasso di glucosio nel sangue (iper-glicemia).

Allattamento e lavoro. Come fare?

Il rientro a lavoro spesso rappresenta un momento di grande preoccupazione per la famiglia. L’introduzione al nido, la difficoltà a portare avanti l’allattamento al seno, il distacco tra madre e neonato sono le problematiche più riferite dalle donne.

Eppure le donne hanno sempre lavorato! Allora cosa è cambiato nella società?

E’ la stessa società ad essere cambiata, nei tempi di gestione e organizzazione del lavoro, nei tempi di gestione della sfera privata. La nostra società non ha tempo!

La gravidanza e l’esogestazione sono due fasi di un unico percorso che invece richiedono alla donna un nuovo tempo: un tempo per l’adattamento, un tempo per l’ascolto e la relazione con il nuovo bambino. La maternità rappresenta un evento bio-psico-sociale cioè un evento carico di trasformazioni nel corpo, nell’ambito relazionale e nella sfera sociale, culturale e lavorativa della donna. Pertanto interessa e coinvolge non solo la donna, ma anche la coppia, la cerchia familiare, lavorativa e l’intera società in cui vive.

Poter allattare il proprio bambino richiede oltre al desiderio della donna, anche un forte impegno sociale da parte di tutti i soggetti coinvolti (operatori percorso nascita, parenti e/o amici, datore di lavoro, agevolazioni sociali, luoghi protetti, legislazione che tuteli la maternità), proprio perchè tutti indirettamente siamo coinvolti nella nascita e nella crescita di ogni nuovo bambino, di ogni futuro adulto.

L’allattamento rappresenta quindi una scelta. Scegliere di allattare richiede tempo, con-tatto fisico e relazionale intenso ed unico, sostegno, incoraggiamento e fiducia nelle proprie capacità di donna/madre.

Questa arte non è un sacrificio, ma un dono prezioso per la salute fisica e relazionale sia della donna che del neonato. Come ostetrica credo fortemente nelle capacità innate della donna/bambino e nella ricchezza di un buon sostegno alla diade.

Allattare è un evento naturale che ha permesso la sopravvivenza della specie.

Si pensi che nel mondo nascono ogni anno 129.000.000 di bambini, di questi 119.000.000 in Paesi dove allattare è l’unico nutrimento. Per il restante 7.5% le madri devono prendere una decisione.

 Allattare e lavorare non solo è possibile, ma ha anche tantissimi benefici per la mamma e il neonato:

  • rinforza il sistema immunitario riducendo il rischio di infezioni negli asili nido
  • il latte è sempre disponibile al rientro della mamma
  • l’allattamento esclusivo fino a sei mesi rappresenta una garanzia di salute per il bambino
  • facilita l’adattamento del neonato al nido/baby sitter
  • rappresenta il continuum di quel legame esclusivo tra mamma-bambino

Il periodo di astensione obbligatoria per la maternità è di tre/quattro mesi dopo il parto a seconda dell’epoca in cui si è iniziata la maternità in gravidanza (settimo/ottavo mese). Molte donne rientrano a lavoro a 3-4 mesi di vita del neonato, in un periodo in cui l’allattamento è e andrebbe continuato in maniere esclusivo. Le mamme che invece possano usufruire della maternità agevolata, almeno fino a sei mesi di vita del bambino, hanno il vantaggio di poter iniziare l’introduzione dei cibi solidi che facilitano la nutrizione gestita da altri (nonne, baby sitter, asilo nido).

Se si sta ancora allattando, è preferibile offrire cibi solidi durante i pasti fuori casa e proseguire con le poppate quando la mamma torna dal lavoro. Il divezzamento deve basarsi sui bisogni della diade e non su rigidi schemi nutrizionale.

Alcune indicazioni per il proseguimento dell’allattamento dopo il rientro a lavoro:

  • la mamma ha a disposizione per riposo allattamento a due ore al giorno se orario di lavoro è uguale o maggiore alle sei ore, un’ora al giorno se inferiore le sei ore fino ad un anno di vita del neonato;
  • scegliere chi si prenderà cura del bambino (nonna, asilo nido, baby sitter) e la distanza che questi hanno dalla sede di lavoro della madre;
  • facilitare la relazione tra il bambino e chi si prenderà cura di lui: qualche settimana prima mamma e bambino dovrebbero trascorrere alcune ore nell’asilo nido o con la persona scelta. Il neonato imparerà ad associare a quel contesto/persona una connotazione positiva “amica di mamma” e le trasmetterà parte della sua fiducia;
  • fare scorte di latte, l’estrazione del latte può essere fatta manualmente o con un tiralatte. Inizialmente uscirà poco latte, ma questo non significa che non si ha latte! Per imparare a togliersi il latte occorre tempo per questo è meglio iniziare per 5/10 minuti più volte al giorno (cinque/otto poppate) almeno due settimane prima del rientro al lavoro. Il latte può essere conservato nel frigo per 5-8 giorni, nel freezer del frigo per due settimane, nel congelatore per 3-4 mesi.
  • Durante la pausa per l’allattamento a lavoro, si può tirare il latte e conservarlo in una borsa frigo. Molto importante è l’ambiente protetto e tranquillo, la donna dovrebbe trovare una posizione comoda e a proprio agio magari guardando anche foto del figlio, questo facilita la fuoriuscita del latte.
  • Se ad occuparsene è una nonna/baby-sitter possono portare il bambino alla mamma direttamente a lavoro nella pausa per l’allattamento, oppure se l’asilo nido è vicino alla mamma lei stessa può andare ad allattare o portargli il latte appena tirato.
  • Continuare ad allattare in modo esclusivo dopo il lavoro e nei giorni festivi, questa farà sì che la quantità di latte prodotto non diminuisca ulteriormente. Ricordando che il seno più viene stimolato (ogni 2-3 ore) più la produzione di latte è garantita.

Prima del rientro al lavoro non occorre ne offrire al bambino il biberon, ne lasciarlo solo al nido per “farlo abituare”. Queste due pratiche non migliorano ne la nutrizione ne l’adattamento ad un nuovo ambiente lontano dalla madre ed oltretutto creano ansia e frustrazione nella donna e nel bambino. Ci sono bambini che prendo subito il biberon e bambini che inizialmente non vogliono saperne di biberon, di cucchiaini o bicchierini.

Quando il bambino inizierà il nido o starà con una persona di fiducia si vedrà la sua reazione. Gli si può offrire il latte raccolto dalla mamma e vedere se si alimenta. Nell’ipotesi in cui non mangi nulla nelle sei ore di distacco dalla mamma non forzare assolutamente l’alimentazione perchè poi si nutrirà al suo rientro. La fase del distacco materno richiede tempo per il nuovo adattamento, pertanto è fondamentale cercare di rispondere alle richieste ed esigenze del neonato. Ci sono bambini che non mangiano nulla e preferiscono aspettare il ritorno della mamma, quindi mangeranno di più la sera, la notte e la mattina prima del lavoro.

Se invece il rientro al lavoro avviene a sei mesi, si può offrire al bambino come prima scelta il latte raccolto dalla mamma oppure se non si alimenta con il biberon anche una pappina di frutta (banana/mela/pera schiacciata) riso bollito schiacciato e continuare ad allattare nella restante parte della giornata.

Continuare ad allattare dopo il rientro a lavoro è possibile, e non è un’esclusiva di poche donne. Con la maternità cambiano e nascono nuovi bisogni sia nella mamma che nel bambino, pertanto è fondamentale organizzare il tempo per la gestione dell’allattamento e condividere la scelta con il papà e/o con la famiglia. Tempo e sostegno sono fondamentali per l’avvio e la prosecuzione dell’allattamento al seno.

“Nel seno, oltre al latte, il bambino cerca e trova affetto, consolazione, calore, sicurezza e attenzione. Non è solo una questione di alimento. Il bambino reclama il seno perchè vuole il calore di sua madre, la persona che più conosce. Per questo motivo la cosa importante non è contare le ore e i minuti o calcolare i millilitri di latte, ma il vincolo che si stabilisce tra i due che è una sorta di continuazione del cordone ombelicale”

Un dono per tutta la vita – Carlos Gonzalez

Bibliografia:

– Un dono per tutta la vita, Carlos Gonzalez

– www.lllitalia.org

– www.iss.it

– www.inps.it
Ostetrica Fagioli Monica

LAVOROEALLATTAMENTO

Consigli dietetici per la mamma che allatta

Nei primi sei mesi di vita i neonati dovrebbero essere nutriti esclusivamente con il latte materno. In seguito mentre la qualità del latte si modifica, impoverendosi, la dieta del bimbo verrà integrata con vari cibi idonei e sicuri.

Il latte materno è un alimento completo, ricco di enzimi e anticorpi che migliora la salute del bambino; sempre pronto, in temperatura ideale e facilmente assimilabile. Oltre a ciò l’allattamento materno crea e rafforza il legame madre-figlio ed è proprio l’allattare che stimola la produzione del latte stesso (OMS e UNICEF, 2003).

I vantaggi dell’allattamento sono molteplici e vanno, tra gli altri, da una maggior protezione per diarrea e disturbi del tratto intestinale, alla maggior protezione nei confronti di otiti, eczemi unitamente a un miglior sviluppo cognitivo. Il sostegno nei confronti dell’allattamento dal seno si basa sulla Dichiarazione degli innocenti e sulla strategia Globale per l’Alimentazione di neonati e bambini (OMS e INICEF).

La dieta corretta per la mamma che allatta

Anche il Ministero della Salute si è impegnato del redigere opuscoli a carattere divulgativo e mette l’accento sull’importanza per le mamme di non seguire “diete speciali” durante l’allattamento ma di mantenere una dieta equilibrata (www.salute.gov.it)

Per produrre un buon latte la mamma deve necessariamente curare anche la sua alimentazione e soddisfare i suoi fabbisogni nutrizionali (energetici, di micro e macronutrienti e di acqua) oltre a quelli del lattante.

Il fabbisogno energetico dovuto all’allattamento è più elevato rispetto al periodo della gravidanza e la produzione del latte richiede un impiego di energia proporzionale alla quantità prodotta. Il volume giornaliero è mediamente di circa 750 ml (LARN IV edizione). Una parte della spesa energetica extra può essere sostenuta utilizzando le riserve adipose accumulate in gravidanza anche se il suo grado di mobilizzazione può variare da donna a donna.

Il peso alla nascita dei figli nati da madri vegetariane che si sono alimentate in modo corretto e che hanno avuto un adeguato incremento ponderale in gestazione, si mantiene all’interno del range di normalità. Poiché il profilo nutrizionale varia a seconda del tipo di modello vegetariano seguito è importante fare una valutazione individuale della donna che allatta.

In caso di sovrappeso o obesità la mamma può perdere peso, purché ciò avvenga lentamente e purché la donna sia seguita da personale sanitario competente con una dieta moderatamente ipocalorica (Krause’s Food &Nutrition Therapy – 12 edition).

In tutte dovrebbe essere incoraggiata la pratica di attività fisica di media intensità per tutti i suoi effetti benefici.

Se la dieta della mamma risulta essere soddisfacente dal punto di vista dell’energia, verosimilmente lo sarà anche per all’apporto proteico. I nutrienti contenuti nel latte materno possono essere sintetizzati ex novo dalla ghiandola mammaria, modificati a partire da precursori come per gli acidi grassi a lunga catena o trasferiti direttamente dal plasma materno al latte (vitamine e minerali).

Il contenuto in grassi della dieta della mamma influenza significativamente la composizione del latte mentre il contenuto di alcuni minerali come ad esempio il calcio può essere mantenuto a livelli sufficienti anche a spese dei depositi materni qualora non siano stati soddisfatti i fabbisogni.

Raccomandazioni

Le raccomandazioni generali dunque riguardano il seguire una dieta appropriata nel rispetto dei fabbisogni

  • Ridurre il consumo degli zuccheri semplici incrementando i complessi e scegliendo i tipi integrali anche per incrementare la quantità di fibra alimentare.
  • Ridurre il consumo dei grassi in genere e nello specifico di quelli saturi.
  • Evitare periodi di digiuno prolungato suddividendo i cibi tra tre pasti principali e due spuntini.
  • Cucinare in modo semplice, scegliere gli alimenti in base alla stagionalità
  • Astenersi dal fumo mantenendo uno stile di vita attivo senza esitare di chiedere al proprio medico curante un aiuto.
  • Per quanto riguarda le bevande alcoliche, l’etanolo passa nel latte e può inibire la montata provocando al lattante, nei casi più gravi, sedazione, ipoglicemia e disturbi gastro-intestinali (LARN IV edizione).

I miti che riguardano alimentazione e latte materno

Coliche: nei neonati sono fisiologiche e dovute all’immaturità dell’intestino e non legate al consumo di latte e latticini da parte della mamma. Il consiglio è di informare il pediatra e attendere che il disturbo scompaia naturalmente, generalmente intorno al terzo mese.

La birra non favorisce in alcun modo la montata lattea ma rende più amaro il latte; il cui gusto è anche influenzato da alcuni alimenti assunti dalla mamma come aglio, porro, scalogno, cipolla, carciofi, peperoni e spezie. Se però questi alimenti sono stati ingeriti abitualmente nell’ultimo trimestre di gravidanza il bambino li ha già “assaggiati” dunque li riconosce senza gradi problemi.

 

A cura del servizio dietologico del CED 

 

 

Non sei da sola

I centri antiviolenza in Lombardia

La violenza di genere è un reato perseguibile per legge, esistono strumenti e percorsi contrastarla e per tutelare e proteggere le vittime.

Uscire dalla violenza è possibile

Esiste una rete di servizi in Lombardia per accoglierti, proteggerti e accompagnarti durante tutti i passi necessari per uscire dalla situazione di violenza e ritrovare la tua autonomia. Una relazione con un uomo violento può creare traumi a livello emotivo, relazionale, psicologico no a mettere in pericolo la tua vita e quella dei tuoi figli.

I Centri Antiviolenza ti offrono gratuitamente questi servizi:

  • assistenza psicologica
  • assistenza legale
  • accoglienza
  • ospitalità
  • orientamento al lavoro

I servizi sono totalmente gratuiti e garantiscono il massimo anonimato.
Molti centri antiviolenza offrono mediazione linguistico-culturale, alcuni solo su richiesta: informati e chiedi.

Qui trovi indirizzi e numeri di telefono delle sedi in Lombardia.

La violenza contro le donne: come si manifesta.

Prova a rispondere a queste semplici domande:

Un uomo a te vicino di cui ti fidi, il tuo partner o il tuo “ex”:

  • Ti offende e ti umilia verbalmente, convincendoti che non vali niente?
  • Ti accusa di essere una pessima madre?
  • Fa leva sulle tue debolezze e tenta continuamente di farti sentire inadeguata?
  • Controlla le tue telefonate, i tuoi spostamenti, chi frequenti?
  • Ti impedisce di vedere i tuoi famigliari, coltivare le tue amicizie e i tuoi interessi?
  • Ti impedisce di lavorare?
  • Ti minaccia e ti spaventa?
  • Vuole renderti dipendente da lui economicamente?
  • Pretende rapporti sessuali anche quando non li vuoi?
  • Ti ricatta per ottenere ciò che vuole?

Questo non è un elenco esaustivo, ma se hai risposto ad almeno una delle domande stai vivendo un rapporto a rischio. Per saperne di più rivolgiti a un Centro Antiviolenza o consulta il sito della Regione Lombardia dedicato alla campagna Non sei da sola.