Che in Italiano si facciano più parti cesarei che nel resto d’Europa è un fatto risaputo. Di recente il Ministero della Salute ha attivato un’azione di controllo a campione, indagando le dimissioni per primo parto cesareo con diagnosi di “Posizione e presentazione anomala del feto”. Lo scopo è stato di verificare se le informazioni contenute nelle  schede di dimissione ospedaliera corrispondessero all’effettiva documentazione presente nella cartella clinica. I risultati dimostrano che cioè non avviene in un numero considerevole di casi.

Nel 43% delle cartelle esaminate fino ad ora, cioè il 34% del campione da esaminare, è stata rilevata una non corrispondenza con le informazioni riportate nella scheda di dimissione ospedaliera. Questa mancata corrispondenza interessa tutto il territorio nazionale.

La presenza di diagnosi di posizione anomala del feto potrebbe essere dovuta ad una non corretta compilazione della cartella clinica. Il Ministero segnala che le strutture con una più elevata percentuale di primi parti cesarei con l’indicazione di tale diagnosi sono anche caratterizzate da un livello maggiore di non corrispondenza scheda dimissione ospedaliera – cartella clinica. Gli ospedali in cui si fanno più parti cesarei, dunque, sono anche quelli dove si riscontra la mancata corrispondenza tra cartella clinica e schede di dimissione ospedaliera.

Il documento del Ministero della salute dichiara che

L’analisi condotta sembra indicare con forza la necessità che tutte le Regioni attivino il controllo di tutte le cartelle cliniche in presenza di primo parto cesareo con diagnosi di posizione anomala del feto, allo scopo di individuare eventuali comportamenti opportunistici nella codifica della diagnosi che motiva il ricorso al parto cesareo.

PROBLEMI DI VALIDITÀ DELLE INFORMAZIONI CONTENUTE NELLE SDO CON PROCEDURA DI PARTO CESAREO – CONTROLLO CARTELLE CLINICHE – 18 GENNAIO 2013 (pdf)

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