Articolo di Pietro Puzzi, ginecologo, sul convegno del 9 maggio 2015 a Brescia per fare il punto sui consultori familiari a 40 anni dalla legge istitutiva.

E’ stato un convegno utile e bello, organizzato dalla sezione locale di Medicina Democratica, con la partecipazione attiva di operatrici e operatori impegnati sul campo, consapevoli del valore di una esperienza di lavoro per la salute, ma anche dello snaturamento dei consultori da parte di troppe regioni, da quando, nel 2001 con la revisione del titolo V, queste gestiscono sanità e sociale.

E’ stato esaminato in particolare l’esperimento della regione Lombardia.

Nel 2001 i Decreti sull’accreditamento, con il falso obiettivo della libera scelta, hanno avviato la privatizzazione di una buona parte di consultori (38%), con una progressione sostenuta, seppure diversa nelle province lombarde. Per fare questo hanno varato un complesso sistema di prestazioni (tariffabili e non tariffabili) e di rendicontazioni, che doveva servire a finanziare il privato, ma che fu inserito anche nel pubblico.

provincia

Privati/tot
2005

Privati/tot
2010

Privati/tot
2014

Bergamo

25,0

28,6

56,5

Brescia

8,7

38,2

51,4

Como

10,0

25,0

30,8

Cremona

25,0

25,0

50,0

Lecco

7,7

14,3

14,3

Lodi

40,0

66,7

75,0

Mantova

6,3

6,3

18,8

Milano

30,0

34,7

37,3

Monza

16,7

40,0

40,0

Pavia

6,7

26,3

38,9

Sondrio

0,0

0,0

0,0

Varese

26,7

25,0

31,6

tot lombardia

19,8

29,6

38,3

La percentuale di persone che hanno frequentato i consultori privati rispettano le proporzioni fra i consultori, ma il badget spostato sui privati risulta maggiore (44% nel resoconto del 2012)

Pubblico

Privato

Numero consultori

167

79

Numero utenti

330.164

103.057

quantità prestazioni

806.195

442.033

valore prestazioni in Euro*

15.034.557

10.493.939

VALORE RICONOSCIUTO AL NETTO DI TICKET E QUOTA FISSA in Euro

12.314.174

8.805.075

Valore funzioni non tariffabili in Euro*

12.146.915

10.212.988

Totale valorizzato in Euro-
Erogato alle strutture private

24.461.089

19.018.063

L’elenco delle prestazioni sanitarie è stato preso dal tariffario nazionale che riguarda gli ospedali. Nel 2001 anche alcune prestazioni psicologiche furono soggette a ticket. Ogni prestazione ha la sua tariffa ed il suo ticket, salvo esenzioni viste e riviste in base a diversi criteri e diversa disponibilità. Anche la procreazione responsabile, che era fra i primi obiettivi delle leggi istitutive, viene erogata con pagamento di ticket che si somma al costo dei contraccettivi.

Nel frattempo la giunta lombarda ha fatto la sua battaglia contro la 194

Ha deliberato la illegale obiezione di struttura per consentire l’accreditamento di consultori confessionali, ha escogitato un voucher (NASKO) per scoraggiare gli aborti con un premio a chi chiede un aborto e poi ci rinuncia, autorizzando anche la rete dei CPV (Centri per la vita), cresciuti come funghi, ad avviare la procedura. Poco o niente si fa per aiutare le famiglie in attesa e dopo la nascita, per garantire il lavoro ed un reddito adeguato, per consentire una conciliazione fra impegni lavorativi e familiari.

Obbligo di prescrizione per accesso a prestazioni sanitarie

Un ulteriore colpo di coda è arrivato alla fine del 1012 dalla giunta dimissionaria di Formigoni con una delibera che ha sancito l’obbligo di prescrizione per l’accesso alle prestazioni sanitarie dei consultori e la revisione delle esenzioni. L’ASL di Brescia, presente al tavolo della regione convocato ha capito e ci ha comunicato con la nota del 30 gennaio 2013 che le puerpere e le giovani non erano più esenti e avrebbero pagato il ticket. E così è ancora oggi.

In pratica si è cercato (in parte ci sono riusciti) di trasformare i consultori in ambulatori poli-specialistici, imitando il peggior privato commerciale.
Non ci sono riusciti del tutto perchè esiste una memoria storica resistente ed una recente disponibilità di giovani operatrici ad una nuova relazione competente ed empatica con le persone che si rivolgono a noi.

In Piemonte, una realtà diversa

La testimonianza della responsabile dei consultori di Torino 3, la ginecologa Maita Sartori ci ha mostrato una realtà diversa, dove è possibile una progettazione di attività con il concorso di operatori e operatrici, dove non ci sono ticket, dove la buona assistenza al percorso nascita è garantita dall’uso della agenda della gravidanza. Purtroppo anche lì alla fine le attività vanno rendicontate con i criteri ospedalieri, basati sulle prestazioni.L’efficacia dei consultori è dimostrata da numerose ricerche dell’Istituto Superiore della Sanità, ha sostenuto Michele Grandolfo, già direttore del dipartimento salute della donna dell’Istituto. La valutazione del lavoro va fatta su indicatori di processo e di esito. Le prestazioni ammazzano i consultori. Gli operatori non dovrebbero accettarlo. L’accesso al consultorio deve essere offerto attivamente a tutta la popolazione interessata per garantire l’equità. Donne e bambini non sono componenti deboli della società. I consultori devono solo aiutare le donne a riprendersi le loro competenze a beneficio delle famiglie e della cittadinanza.

Snaturamento dei consultori, testimonanze

Particolarmente efficace nella descrizione dello snaturamento dei consultori sono state le relazioni della psicologa e della assistente sociale di Brescia. I consultori sono nati dalle lotte delle donne e con la partecipazione dei cittadini. All’inizio erano 8, ora i pubblici sono 3 per 200mila abitanti. La scuola e la salute devono essere garantiti da un pubblico che funziona, garantisce sedi, personale e continuità. La prevenzione e il lavoro d’equipe erano i cardini del lavoro con le persone. Ora vale solo ciò che viene rendicontato da ogni operatore, chiuso nella sua stanza. La mancata integrazione fra sociale e sanitario acuisce oggi le diseguaglianze nella salute perchè lascia alle persone e alle loro diseguali possibilità e capacità il compito di integrare il percorso di cura.

Da queste considerazioni si dovrebbe ripartire per una ricostruzione dell’esperienza e dei servizi territoriali con personale, strutture e dotazioni adeguate, eliminando il malefico sistema di prestazioni-rendicontazioni-ticket; si dovrebbe cercare di riaprire qualche sede sul territorio con la collaborazione dei consigli di quartiere in città e dei movimenti attivi in provincia, chiedere la immediata sostituzione del personale che viene a mancare.

Penso che si debba fermare il processo di privatizzazione dei consultori nelle regioni dove è stata avviata, garantendo nel frattempo una integrazione con i consultori accreditati esistenti, che dovrebbero tutti impegnarsi attivamente a garantire un servizio laico e rispettoso delle differenze.

L’ASL seppure invitata nella persona del suo Direttore Generale Carmelo Scarcella ha declinato l’invito. La strada è in salita, ma dobbiamo provarci.

Qui le slide dell’intervento di Puzzi:

http://www.slideshare.net/PietroPuzzi/consultori-in-lombardia