Cibo e affetti

Negli esseri umani l’atto di alimentarsi si è via via allontanato da necessità di pura sopravvivenza per assumere significati simbolici, rituali, affettivi.

Le diverse abitudini alimentari nel mondo obbediscono a rituali tradizionali, religiosi e di convivialità che hanno una precisa funzione sociale (per es. i riti della Pasqua, il Ramadan, le offerte votive, le norme di galateo applicate all’ospitalità e così via). Anche nella nostra cultura, se pensiamo ai pranzi delle festività, al mangiare insieme nelle occasioni che scandiscono la vita ci accorgiamo che il cibo e l’atto del mangiare hanno una profonda funzione emotiva e sociale.  Il ragazzo o la ragazza  che deve dichiararsi o porgere una domanda di matrimonio molto spesso sceglie una cenetta romantica per farlo.

Nel rito più importante della religione cattolica, la comunione, il corpo e il sangue di Cristo vengono simbolicamente “mangiati” a significare l’incorporare, letteralmente il farsi carne della parola di Dio.

Condividere il cibo rafforza i rapporti sociali e può abbassare i livelli di conflitto, pensiamo alle colazioni o ai pranzi di lavoro dove si discutono e concludono affari. Un tale con incarichi direttivi aveva l’abitudine di offrire dei dolci durante le riunioni con i colleghi per disinnescare le rivalità e gli scontri.

Esiste dunque un forte legame tra cibo ed emozioni, ognuno di noi ricorda con piacere o disgusto alcuni cibi legati alla propria infanzia collegati a situazioni piacevoli o spiacevoli. Nel nostro paese questo legame è particolarmente vissuto, ne dà testimonianza la lingua parlata,  il nome tavolo che solitamente indica un mobile della casa in occasione del pasto diventa un sostantivo femminile: ”a tavola!”.

La qualità tipicamente femminile del nutrire nasce nella prima infanzia, è la madre che allatta il neonato e che inaugura in questo modo il profondo legame tra cibo e affetti. Le madri di solito per prima cosa attaccano al seno il loro bambino quando urla e strepita nel tentativo di placarlo. Sperimentano sentimenti di frustrazione se non mangia e talvolta ne subiscono la voracità, insieme al nutrimento scorrono emozioni profonde. Per il bambino il soddisfacimento della fame si accompagna al riconoscimento da parte della madre, alla conferma della sua esistenza nella mente dell’altro. Quella con la madre, nei primi mesi di vita, costituirà la matrice relazionale, quella che andrà a impostare lo stile di attaccamento e quindi di relazione.

Il cibo si colloca dunque in un contesto emozionale tale da farci provare piacere, sollievo, gratificazione ma anche paura, disgusto e persino tristezza. Qui entrano in scena i lati oscuri del mangiare che tuttavia fanno parte della nostra vita fin dai primi minuti. Alcuni lattanti, a volte, sono attaccati al seno della madre con violenza più o meno mitigata. Chi non ricorda scene di adulti che obbligano a mangiare tutto il contenuto del piatto o infinite ed estenuanti litanie con il cucchiaio colmo davanti alla bocca serrata del bambino: “O mangi sta minestra o salti sta finestra” e poi minacce, castighi e così via.

L’appuntamento del pasto, così importante nella vita della famiglia, può trasformarsi da momento di serena convivialità dove scorrono affetti positivi a un vero e proprio incubo dove confluiscono tensioni e conflitti tra i famigliari che sembrano scegliere la parentesi del pasto per manifestarsi il proprio reciproco malessere.

La tavola poi è da sempre un teatro importante dell’educazione parentale, luogo di apprendimento sociale dove si impara come ci si comporta.

Il potere e la violenza entrano quindi a pieno titolo nello scenario dell’alimentazione. Se un tempo l’imperativo era: “Devi mangiare tutto”, oggi, nell’epoca dei bambini obesi, la situazione si è ribaltata, spesso i genitori razionano le quantità e proibiscono ai figli di mangiare di più.

Se un tempo era molto temuta la magrezza eccessiva, segno di privazioni e povertà, lo spauracchio del mondo moderno è “il grassone” ma anche limitare l’alimentazione comporta una certa dose di violenza e di esercizio di potere.

Le persone al giorno d’oggi mettono molta più attenzione di un tempo nella scelta della propria alimentazione e questo è certamente un bene se si traduce in maggiore consapevolezza e cura di sé.

Viviamo tuttavia in un tempo caratterizzato dal primato dell’apparire, dell’immagine e dalla centralità del corpo. L’imperativo sociale trasmesso attraverso lo stillicidio dei media è apparire magri, sani, efficienti ma al tempo stesso il messaggio antitetico che ci viene proposto è quello di un vero e proprio invito al godimento, meglio se immediato.

Ma quando l’imperativo sociale incontra sofferenze e difficoltà personali si può rimanere intrappolati in questa contraddizione e arrivare a situazioni limite che nella nostra società opulenta si configurano come vere e proprie epidemie.

I cosiddetti disturbi del comportamento alimentare – i più noti sono anoressia, bulimia, ortoressia – sono sempre più diffusi e, anche se non possiamo imputare ai media la responsabilità di questa diffusione, certamente le fragilità personali possono trovare un terreno fertile in alcune derive sociali contemporanee.

L’ortoressia è un’abnorme ed ossessiva attenzione alla qualità e alle caratteristiche del cibo da ingerire che porta ad escludere alimenti importanti per una dieta corretta e a cibarsi in maniera troppo limitata o monotona. È caratterizzata da un profondo sentimento di paura e da diffidenza e talvolta, nelle forme estreme, conduce all’isolamento e a grosse difficoltà relazionali.

L’anoressia si configura come un vero e proprio rifiuto del cibo connesso con sentimenti di potere e impotenza. A tutti è capitato di vedere un corpo anoressico e di provare un senso di repulsione e di impotenza ma per la ragazza che abita quel corpo esso è il segno della propria potenza e autonomia, quella che non riesce a raggiungere in un modo “sano” anche se il prezzo da pagare è altissimo tanto da poter giungere vicino alla morte.

Il rifiuto del cibo diventa un rifiuto nei confronti del mondo, un rifiuto dello scambio e nello stesso tempo l’unico mezzo di autodeterminazione. Fantasie di potere, tenacia e rigidità accompagnano l’anoressia: al corpo si chiede molta efficienza e minima cura e dedizione, gli si impone di tutto ma non gli si concede nulla. Queste persone cercano l’indipendenza dalla propria natura e cercano con tutte le forze di imporsi rispetto alle esigenze del corpo. Con il rifiuto del cibo l’anoressico combatte contro sé stesso per dimostrare a sé e al mondo la propria assoluta autonomia e indipendenza.

Che questo desiderio di indipendenza unito alla minaccia di morire di fame debba colpire principalmente i genitori è evidente, perché nella funzione di chi nutre, sono loro che notificano tramite il cibo un diritto di possesso sul benessere del corpo e che, per far valere tale diritto impongono obbedienza.

Le persone affette da bulimia mangiano in maniera eccessiva, indifferenziata (mangiano di tutto) e in modo compulsivo.

Chi ne soffre dice di non avvertire il senso di sazietà e di non potersi controllare. La bulimia può essere accompagnata da successivi comportamenti eliminatori, dei quali il vomito è il più diffuso ma anche da assunzione continua di purghe, enteroclismi ecc.

I bulimici sono intrappolati in un’estenuante spirale che alterna drastiche diete a grandi abbuffate sollecitando così sentimenti di impotenza e di rabbia. Anche la bulimia colpisce molto i giovani ed in particolare, come l’anoressia, le donne. Perché le donne? Qualcuno sottolinea che il bombardamento sociale e mediatico che negli ultimi anni ha magnificato il corpo snello ha avuto come obbiettivo specificamente l’immagine femminile, tuttavia questa spiegazione non basta poiché sottovaluta la posizione del soggetto in quanto tale.

I sintomi anoressico-bulimici solitamente insorgono durante l’adolescenza, quando i cambiamenti del corpo segnalano un destino che è quello della crescita, del distacco, dell’andare nel mondo e di desiderare altro al di fuori della relazione genitoriale. Intervenendo sul corpo ci si può illudere di fermare questo processo evolutivo, di cristallizzare il tempo. Qualcosa nel percorso di crescita di queste giovani donne si è inceppato, l’anoressia-bulimia segnala un’empasse nello sviluppo psico-sessuale proprio nel punto di snodo dell’adolescenza. Per la bambina l’identificazione con la madre in questa fase è necessaria per assumere la propria femminilità ma per farlo fino in fondo deve anche staccarsi e successivamente smentire questa identificazione rinunciando alla sua “matrice relazionale primaria”. L’ambivalenza del cibo nell’anoressia-bulimia riflette tutta questa ambivalenza.

Molto spesso la bulimia si alterna all’anoressia perché ne costituisce la parte nascosta, l’altra faccia della medaglia. L’anoressica mangerebbe incontrollatamente se potesse, ma interviene il controllo estremo sulla fame e l’esercizio del potere sui propri impulsi e sul proprio corpo. Nella bulimia il potere viene messo continuamente alla prova, resistendo, cedendo, declinandosi con altre forti emozioni quali la vergogna, il disgusto e il senso di colpa che porta poi a comportamenti eliminatori quali il vomito.

La violenza insita nel rapporto con il cibo ed il proprio corpo, in questi disturbi, è evidente: è violenza affamare il proprio corpo, renderlo “pelle e ossa” così come è violenza ingozzarlo di cibo, e quando nei casi gravi di anoressia si ricorre all’alimentazione forzata per salvare la vita al paziente viene comunque esercitata violenza.

Cosa può fare il Consultorio

Sembra quasi che “imparare a mangiare” sia diventato al giorno d’oggi uno dei compiti più difficili della vita, ma forse il compito ancora più difficile è intercettare le difficoltà e i disagi che riguardano le relazioni in special modo quelle tra genitori e figli. Il Consultorio è  un punto di riferimento in quanto luogo di ascolto e cura durante il percorso nascita, in adolescenza e in seguito.

Il Consultorio propone un servizio di dietologia che è orientato specialmente a diffondere una corretta educazione alimentare in particolare nelle fasi di vita che richiedono un’attenzione specifica: l’adolescenza, la gravidanza e l’allattamento, la menopausa.

Molte adolescenti e giovani donne si rivolgono al Consultorio per la loro prima visita ginecologica o per l’assunzione di un contraccettivo. In questo frangente gli operatori hanno la possibilità di intercettare i disagi alimentari e spesso di accoglierli per poter indirizzare ad un percorso di cura.

Il Consultorio inoltre può essere un riferimento per le mamme che allattano e che, in questa delicata fase, hanno bisogno di sostegno.

Intervento della Dott.ssa Caterina Fallanca, psicologa che collabora con il C.E.D., per l’incontro organizzato dai Consultori Privati Laici alla Casa delle Associazioni di zona 1 a Milano nell’ambito delle manifestazioni di FUORIEXPO (9 ottobre 2015)

Image: ‘L3
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Aied Milano – le attività del 2011

Le proposte di Aied Milano a partire da gennaio 2011.Il percorso “autostima e assertività” parte mercoledì 19 gennaio. Gli incontri a tema partono giovedì 20 gennaio, con cadenza mensile.

AUTOSTIMA E ASSERTIVITA’ 2011

Sono aperte le adesioni al nuovo percorso di Autostima e Assertività promosso da AIED.

Il ciclo di incontri partirà mercoledì 19 gennaio 2011, con orario 11.30-13.00, presso la
nostra sede di via Vitruvio 43.

Ricordiamo che la partecipazione ai corsi è gratuita, previa sottoscrizione di una tessera
associativa annuale del costo di € 10,00.

Per informazioni e richieste di adesione vi suggeriamo di contattarci via mail a
info@aiedmilano.com o telefonicamente allo 02-66714156

CALENDARIO INCONTRI A TEMA 2011

Tornano le serate a tema proposte da AIED, con un nuovo calendario programmato per
l’anno 2011.

Il calendario degli incontri, condotti dai professionisti che operano all’interno del consultorio, è
il seguente:

– giovedì 20 gennaio: “Gestiamo l’ansia scolastica dei nostri figli”

– giovedì 17 febbraio: “Educhiamo i nostri figli alle emozioni”

– giovedì 17 marzo: “Il futuro dei nostri figli: i loro sogni, le nostre aspettative”

– giovedì 14 aprile: “Riconoscere e prevenire i disturbi alimentari (bulimia, anoressia..)”

– giovedì 19 maggio: “Insegnamo l’autostima ai nostri figli”

– giovedì 16 giugno: “Nuove dipendenze: cellulari, internet e social networks”

Tutti gli incontri si terranno presso la nostra sede di via Vitruvio 43, alle ore 18.30.

La partecipazione agli incontri è gratuita; è possibile anche in questa occasione sottoscrivere
la tessera associativa con validità annuale di € 10,00 per l’accesso alle altre iniziative e ai
servizi del consultorio.