Prospettive femministe in bioetica

Il bel libro di Caterina Botti, Prospettive Femministe (Espress Ed, Torino, 2012, 18 euro)
affronta gli aspetti morali delle scelte che per il fatto stesso di esistere (nascere, vivere, mettere al mondo, morire) tocca affrontare (il sottotitolo non a caso è Morale, bioetica e vita quotidiana).

Messa felicemente da parte l’insistenza di chi ancora si appella a una naturalità quotidianamente smentita, l’autrice affronta gli interrogativi morali posti dalle procedure mediche che hanno modificato la nascita e la riproduzione (si pensi alla possibilità di rianimare neonati estremamente prematuri,  alle gravidanze in donne “cerebralmente” morte, alla sottrazione della riproduzione alla sessualità) e la fine della vita (le terapie di sostegno vitale, gli esiti indesiderati  della rianimazione, il prolungarsi del processo del morire) avendo in mente la felicità – o almeno la minor sofferenza possibile – delle persone coinvolte.

E’ dalla seconda metà del ‘900 che la medicina non è più solo l’arte di guarire, curare, ridurre la sofferenza di chi è malata tanto che negli anni ’90  la medicina è stata costretta a interrogarsi sui propri scopi (Gli scopi della medicina,  Hasting Center) perché non è più  chiamata solo a rispondere a bisogni (per es non patire il dolore, per lo meno troppo dolore) ma anche a dar corso ai desideri (per es avere/non avere un figlio).

Dentro questa cornice la relazione personale fra medico e paziente, dopo secoli di paternalismo,  tende a essere rappresentata dalla tradizione liberal come un contratto in cui può o deve legittimamente prevalere la richiesta del “cliente”. Ma possiamo e vogliamo uscire dalla costruzione avversariale che in caso di conflitto può risolversi solo con la prevalenza dell’uno sull’altro?

Per rispondere a questa domanda Caterina Botti nella prima parte del libro percorre a grandi linee i passaggi che hanno portato alla nascita di “un genuino pensiero filosofico femminista” a partire dalla denuncia delle rappresentazioni delle donne nella tradizione filosofica occidentale e dalla ribellione ad essa attraverso pratiche politiche che hanno permesso elaborazioni complesse e non sempre concordi.

E’ stata la pratica femminista che ha visto fianco a fianco autocoscienza e rivendicazione     pubblica, a riconoscere quanta politica si celasse in quegli eventi privati, personali che oggi sono nell’osservatorio della bioetica cui molto femminismo ha guardato con sospetto (Bioetica si, no, perché era il titolo di un convegno  del 1992). Sul terreno della lotta alla disuguaglianza ha messo radici il riconoscimento della differenza, una differenza tutta da scoprire per quanto era stata censurata o opportunisticamente esaltata, ma anche da costruire liberandola dalla pervasività del patriarcato.

Del pensiero dunque che di quella pratica è figlio Caterina Botti trae ispirazione per uscire dalle tradizionali contrapposizioni (medico/paziente, donna/embrione, pro-life/pro-choice etc) e mettere al centro dell’analisi “i possibili modi di concepire la nozione di soggetto morale”: da una “soggettività astratta, identica e seriale … a una che parte da una concezione relazionale dei soggetti … e che tiene conto che i soggetti non sono completamente trasparenti” nemmeno a se stessi.

L’analisi morale di Caterina Botti interroga insieme l’atto (l’aborto, l’eutanasia, la rianimazione dei grandi prematuri etc) e l’agente, la sua soggettività.

Spostare l’attenzione dalla procedura alla soggettività è il passo necessario per riconoscere le differenze (“una questione di giustizia”) e dar valore a tutte quelle esperienze tradizionalmente considerate estranee alla sfera morale e storicamente consegnate alle donne: gli affetti, la cura, il corpo, la natura. Ci spostiamo così dall’etica del dovere o dei princìpi alla

concezione “che pone al centro la capacità di essere solleciti nei confronti dei bisogni degli altri; …l’etica della cura è una moralità dell’agente più che dell’azione”.

Il paradigma della cura, nato dallo storico lavoro di Carole Gilligan, non manca tuttavia di ambiguità, sia perché una sua rivalutazione acritica confermerebbe le donne nel ruolo che le ha relegate nella sfera privata, sia perché può celare la dipendenza (reciproca) che  si crea fra i soggetti.

Prendiamo un medico (e qui anche a me, come a Caterina Botti, viene di usare il maschile! mentre del/della paziente si riconosce il genere) quanto e quando è in grado di rinunciare al (supposto) potere di cura?

Nasce da questa difficoltà l’accanimento terapeutico (ossimoro dei più bizzarri), l’incapacità di molti di fermarsi e accogliere il limite ultimo – la morte- o ancor più di accompagnare il rifiuto delle cure, soprattutto se di sostegno alla vita. Nel trattare le vicende del fine vita (testamento biologico, sospensione delle cure, eutanasia) Caterina Botti pone la domanda cruciale: perché un medico si dovrebbe opporre a una richiesta di limite alle cure o di eutanasia?

La consapevolezza del limite che la cura incontra non tanto nella ricerca della guarigione (come penserebbe un medico) quanto nella “difficoltà di cogliere i bisogni degli altri senza presumerli o senza far valere i propri pregiudizi” può aprire a un “processo sentimentale di secondo livello”, cioè alla capacità di analizzare la propria reazione emotiva – negativa per esempio all’eutanasia, per il radicamento in noi del divieto di uccidere-  e superarla per approdare al sentimento, all’empatia (per esempio verso il dolore dell’altra e accogliere la sua domanda di por fine alla sua vita).

Possiamo “sospendere il giudizio sugli altri senza sospenderne la cura” e con l’aiuto dell’immaginazione farne “una trasformazione di sé verso gli altri”.

Con questo bagaglio argomentativo, e il riconoscimento del contributo femminista alla bioetica, Caterina Botti nella seconda parte del libro affronta specifiche questioni: l’aborto, la procreazione medicalmente assistita, i neonati estremamente prematuri, il fine vita. E qui l’attenzione va da un lato alla sofferenza che può essere risparmiata, dall’altro alla necessità di aver fiducia nella responsabilità di chi chiede assistenza per dar corso alle proprie scelte.

L’anno scorso l’OMS ha pubblicato a 10 anni di distanza  la seconda edizione di una guida dedicata a migliorare l’assistenza all’aborto volontario (Safe abortion: technical and policy guidance for health systems, WHO, 2012) documentando quante vittime faccia ogni anno nel mondo l’aborto illegale, e dunque unsafe, insicuro perché clandestino (ogni anno 47.000 morti e 5 milioni di danni permanenti alla salute, soprattutto riproduttiva).

C’è insomma un’evidenza epidemiologica che in assenza dell’assistenza medica le stessa pratiche portano con sè un carico di sofferenza evitabile (dall’aborto clandestino al suicidio non assistito). Per questo l’obiezione di coscienza, in adesione a un proprio principio o valore, finisce con l’essere un rifiuto delle cure, lesivo di un diritto fondamentale.

Ma non solo per questo Caterina Botti difende la libertà di accedere all’aborto o di sottrarsi a cure di sostegno vitale. Le narrazioni prevalenti, progressiste non meno che conservatrici, fanno dell’aborto un male morale, un dramma umano in cui ci sono solo vittime, vuoi da salvare (l’embrione), vuoi da proteggere (la donna) scegliendo il male minore (l’aborto legale).

Per una “possibile valutazione morale positiva” dell’IVG è necessario andar oltre l’individuo e guardare alle relazioni “ai vincoli linguistici, culturali, storici o psichici” che contribuiscono alle preferenze e alle scelte. Si pensi anche al ruolo dell’immaginazione, per esempio nel differente valore che una donna attribuisce all’embrione a seconda che voglia liberarsene o tutelarlo fino alla nascita di una figlia o di un figlio. Nella scelta che compirà emerge la responsabilità, vorrei dire prima della libertà: se qui e ora diventare madre, è una scelta che implica, anche inconsapevolmente, l’assunzione di responsabilità (sull’ineliminabilità delle gravidanze involontarie non ci sono molte parole da spendere; quando non un’esperienza vissuta è un timore che tutte abbiamo provato).

La sfiducia nella capacità delle donne di essere responsabili si è spinta fino a mettere in discussione le decisioni di fine vita  prese dalle donne, anche nei paesi, come gli USA, dove sono vincolanti.

Negli anni 80-90 alcune indagini documentavano una netta differenza di rispetto delle direttive anticipate da parte dei medici, che per le donne spesso preferivano seguire le indicazioni della famiglia e raramente, in caso di conflitto, le Corti di Giustizia ricostruivano le preferenze delle donne.

“Lo sfondo di discriminazione sessuale può condizionare la facilità delle donne ad avanzare le richieste di eutanasia o suicidio assistito” aggiungeva Susan Wolf.  Insomma ragioni simili (l’eccesso di emotività, la propensione a essere soggetto piuttosto che oggetto di cura) sono state utilizzate per respingere alcune richieste (per es quelle del testamento biologico) o sostenere che altre (l’eutanasia o il suicidio assistito) vengano accolte troppo facilmente. Ma le indagini svolte nel primo decennio del 2000 nei paesi dove sono legali eutanasia e suicidio assistito hanno smentito l’ipotetica influenza del genere sulle richieste dell’una o dell’altro.

Passare dal confronto fra diritti o princìpi alla comprensione dei bisogni e all’ascolto caso per caso, sottraendosi a scorciatoie interpretative, è il modo migliore per dar valore e fiducia alla persona e rispettarne la richiesta, avendo in mente la sua felicità o benessere o  almeno un minor sofferenza.

Maddalena Gasparini
19 maggio 2013

Consultorio e salute di genere – registrazione audio

Scarica qui i file MP3 per ascoltare la registrazione audio del convegno Consultorio e salute di genere. 11 maggio 2012, Sala Alessi, Comune di Milano. Convegno organizzato dai consultori privati laici della Lombardia.

FILE AUDIO PRIMA SESSIONE

Contiene:

Saluto istituzionale di Claudio Minoia, Direttore del Settore Servizi per gli Adulti l’Inclusione Sociale e l’Immigrazione, Comune di Milano

  • Interventi di:

Lella Costa presidente CEMP
Francesca Zajczyk delegata del Sindaco alle Pari Opportunità – docente di sociologia urbana, Università Bicocca, Milano
Manuela De Vito presidente AIED Bergamo

  • LAICITA’ salute e diritti individuali

Coordina: Lia Lombardi Presidente BLIMUNDE
Roberta Sala ricercatrice confermata di filosofia politica, Università Vita – Salute, S.Raffaele, Milano

  • PREVENZIONE il mondo degli adolescenti

Coordina: Lia Lombardi Presidente BLIMUNDE
Daniela Fantini ginecologa Cemp
Anna Arcari psicologa Minotauro
Marisa Lanzi assistente sociale Dipartimento ASSI – ASL Milano

  • INTERCULTURA uno sguardo su diverse realtà socio-culturali

Pina Sardella vice Presidente ICEI Cittadini nel mondo, CPD

FILE AUDIO SECONDA SESSIONE

Contiene:

  • DIALOGO TRA PUBBLICO E PRIVATO Confronto/dibattito tra alcuni operatori dei consultori privati laici, dei consultori pubblici e dei consultori privati accreditati sul tema: Prospettive operative in rapporto ai nuovi bisogni emergenti.

 

Coordina: Marina Mariani CPD
Caterina Fallanca psicologa CED
Cristina Piga pedagogista CEAF
Imma Arcadu ostetrica ASL Milano
Manuela Zaltieri assistente sociale ASL Bergamo Dibattito

FILE AUDIO TAVOLA ROTONDA Consultori Familiari: quale futuro?

Contiene

Coordina: Marina Mariani
Aurelio Mosca direttore Dipartimento ASSI – ASL Milano
Chiara Cremonesi consigliere Regione Lombardia
Anita Sonego presidente Commissione P.O. Comune Milano
Marilisa D’Amico vicepresidente Commissione P.O. Comune Milano
Luciana Barbarano, Tavolo Salute/Consultori Comune Milano
Daniela Fantini consultorio CEMP
Eleonora Cirant giornalista/saggista

Consultorio e salute di genere – interventi scritti

In questa pagina alcuni degli interventi al convegno “consultorio e salute di genere“, organizzato dai Consultori privati laici della Lombardia l’11 maggio 2012

Dati attività Consultori privati laici Lombardia (pdf)

Intervento di Imma Arcadu, ostetrica
Prospettive operative in rapporto ai nuovi bisogni emergenti. Definire un equilibrio tra memoria e futuro (pdf)

Intervento di Eleonora Cirant, giornalista/saggista
Chi ha paura del consultorio? Analisi dei dati sulle attività dei consultori pubblici e privati accreditati della Lombardia.

Intervento di Caterina Fallanca, CPL
Dialogo tra pubblico e privato. Analisi dati questionario distribuito durante gli incontri organizzati a Milano dai CPL tra Marzo ed Aprile e nelle scuole dove le colleghe del CEMP tengono gli incontri di educazione sessuale con le classi. Allegato: Dati questionario somministrato dai Consultori privati laici Lombardia

Intervento di Daniela Fantini, ginecologa Cemp Milano
Mondo adolescenti e prevenzione

Intervento di Manuela Zaltieri, Assistente Sociale ASL Bergamo
Dialogo tra pubblico e privato. Le prospettive operative in rapporto ai nuovi bisogni emergenti

 Vedi il report a cura di Caterina Fallanca

 

Consultorio e salute di genere – Report del convegno

Report del convegno “Consultorio e salute di genere”, organizzato l’11 maggio 2012 dai Consultori Privati Laici della Lombardia. La giornata ha costutito un importante momento di confronto fra le diverse realtà del settore e ha proposto un’analisi del presente in vista dei possibili sviluppi.
Di Caterina Fallanca – L’articolo è stato pubblicato anche sul sito Zona 3 per Milano

I Consultori Privati Laici di Milano e Lombardia (Aied di Bergamo, Brescia e Milano, Ced, Cemp, Cpd) nascono intorno agli anni 60 (prima dell’istituzione dei consultori pubblici) e da tre anni hanno costituito un gruppo di lavoro finalizzato a costruire un percorso di rilettura, riflessione e rilancio del loro metodo di lavoro e dei servizi erogati. Servizi privati non accreditati (solo Aied è accreditato in parte) garantiscono le prestazioni previste dalla legge che regola l’attività dei Consultori familiari, rispettando tutti i requisiti di organico e strutturali richiesti dalla Regione Lombardia.

Il congresso ha rappresentato la parte conclusiva di un percorso indirizzato alla cittadinanza, agli operatori e alle istituzioni articolato tra febbraio e maggio attraverso incontri e tavoli di discussione aperti a chiunque avesse a cuore temi come la laicità e la salute, in particolare la salute di genere.

La giornata finale rappresentata dal convegno dell’11 Maggio ha visto così la confluenza di esperienze e di riflessioni a vari livelli coinvolgendo tutte le realtà consultoriali: Consultori privati non accreditati di ispirazione laica, Consultori privati accreditati di ispirazione cattolica e Consultori pubblici.

Durante gli incontri pubblici è emersa da parte degli operatori una forte esigenza di confronto, di scambio e di rilancio dei Consultori.

Numerose le domande alle quali il convegno ha cercato di dare risposta:

– Quale l’evoluzione dei Consultori in questi ultimi anni?

– Come si declina il senso del Consultorio oggi alla luce della legge 405 del 1975 che li istituiva?

– Quali i bisogni emergenti e le sfide intorno alle quali lavorare nel futuro?

– Come rispondere alla domanda di salute delle donne e degli uomini immigrati?

– Come fare prevenzione in special modo con gli adolescenti e quali progetti mettere in campo a tale

scopo?

– Quale il rapporto tra pubblico e privato?

– Quali le trasformazioni che coinvolgeranno i consultori alla luce dei recenti provvedimenti legislativi regionali (dgr 937 del 2011) e cosa comporteranno per operatori e utenti?

Molti, quindi, i punti cruciali ma sicuramente uno dei principali ha riguardato la trasformazione già in atto dei Consultori familiari a “Centri per la famiglia” voluto dalla Regione Lombardia, comportando lo stravolgimento della legge 405 basata sulla autodeterminazione della donna, sulla prevenzione, promozione della salute sessuale e riproduttiva dei singoli, della coppia e della famiglia

Molte le questioni rimaste aperte, ma è emersa evidente la volontà di approfondire e dialogo.

Il convegno, dopo i saluti di Lella Costa Presidente CEMP, di Francesca Zajczyk delegata del Sindaco alle pari opportunità e di Manuela De Vito Presidente AIED Bergamo, ha presentato la relazione intensa e articolata della ricercatrice filosofa Roberta Sala, su “Laicità, salute e diritti individuali”. La mattinata è proseguita con le sezioni dedicate alla “Prevenzione e mondo degli adolescenti” con le relazioni di Daniela Fantini, ginecologa CEMP, Anna Arcari, psicologa MINOTAURO e Marisa Lanzi Assistente sociale Dipartimento ASSI –ASL Milano ed a “Intercultura, uno sguardo su diverse realtà socio-culturali” alla quale Pina Sardella, vice Presidente ICEI (Cittadini nel mondo) e collaboratrice CPD, ha dedicato il suo intervento. Lia Lombardi, Presidente dell’associazione BLIMUNDE ha coordinato gli interventi.

A fine mattinata si è svolto un dibattito/confronto tra alcuni operatori dei Consultori privati laici, dei Consultori pubblici e dei Consultori privati accreditati sul tema: “Prospettive operative in rapporto ai nuovi bisogni emergenti”. Con il coordinamento di Marina Mariani del CPD si sono succeduti gli interventi di Caterina Fallanca, Psicologa CED, Cristina Piga, Pedagogista CEAF (Centro Assistenza Famiglia), Imma Arcadu, Ostetrica ASL Milano e Manuela Zaltieri, Assistente sociale ASL Bergamo. Dalle relatrici sono state fornite una descrizione del lavoro Consultoriale mettendo in luce i punti di forza, le difficoltà e fornendo spunti di riflessione sulle differenze e sulle coincidenze tra pubblico e privato. Caterina Fallanca ha mostrato e discusso i dati del questionario distribuito dai Consultori Privati Laici che indagava dettagliatamente sulla conoscenza e frequenza del consultorio.

Nel pomeriggio una Tavola Rotonda dal titolo “Consultori familiari: quale futuro?” con la partecipazione di Aurelio Mosca, Direttore Dipartimento ASSI – ASL Milano,

Chiara Cremonesi, Consigliere Regione Lombardia, Anita Sonego, Presidente Commissione Pari Opportunità Comune Milano, Marilisa D’Amico, Vicepresidente Commissione Pari Opportunità Comune Milano, Luciana Barbarano, tavolo Salute/Consultori Comune Milano, Daniela Fantini, ginecologa CEMP, Cecilia Perez, Psicologa CPD ed Eleonora Cirant, giornalista/saggista.

Aurelio Mosca ha illustrato le linee programmatiche previste per i Consultori. I punti di riferimento, ha riferito, in base ai quali destinare le risorse, sono rappresentati dai LEA (livelli essenziali di assistenza), non tanto e non più quindi dalla legge 405 che, è stato ribadito, rimane un’ ottima legge; ha inoltre sottolineato il suo ruolo di tecnico che è distinto dal ruolo di politico indicando nell’analisi dei LEA il metodo per la comprensione del funzionamento dei Consultori familiari. Il dibattito seguito, molto animato, ha messo in luce le contraddizioni del sistema di accreditamento, segnalato le carenze del servizio sanitario in materia di prevenzione al maschile ( servizio di andrologia), l’impreparazione ad accogliere e seguire gli utenti stranieri, e, sopratutto, la mancata piena applicazione della legge 194 per l’interruzione di gravidanza (IVG).

In merito poi alla trasformazione dei Consultori da “Centri di servizi alla persona “a “Centri per la famiglia” sono state espresse forti perplessità per un sistema che privilegia la famiglia tradizionale senza tener conto delle trasformazioni sociali che coinvolgono le famiglie rendendole plurime (famiglie pluriparentali, famiglie arcobaleno ecc).

Unanime è stato il plauso per un’iniziativa che mancava da tempo nel panorama cittadino e che intendeva proprio riportare alla ribalta il tema dei Consultori.

Il convegno si è concluso con il proposito di proseguire nel dialogo intrapreso tra operatori, istituzioni e cittadini in una prospettiva di miglioramento dei servizi, di interazione tra agenzie del territorio e di risposta ai nuovi bisogni emergenti.

Caterina Fallanca (Psicologa CED)
Per Consultori Privati Laici Lombardia

Dal corpo autogestito al corpo superficie visiva

Intervento di Marina Mariani al dibattito promosso dai consultori privati il 16 febbraio 2012: La laicità e le nostre scelte: breve storia dei consultori laici.

La relazione offre una cronologia delle tappe più significative per la salute delle donne in relazione al tema della laicità e dell’autodeterminazione, in un percorso che mette in luce conquiste e cambiamenti degli ultimi 40 anni. Nella presentazione trovate anche una sintesi della storia dei consultori privati laici della Lombardia.

Laicità – dal corpo autogestito al corpo superficie. Di Marina Mariani