Tecniche di procreazione medicalmente assistita. La ginecologa risponde

Laura Sacchi, ginecologa specialista in fertilità di coppia
Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Fertility center)
Consultorio CPD Milano

  1. Tecniche di procreazione medicalmente assistita, di primo e secondo livello. Come funzionano?
  2. Che cosa è possibile fare in Italia?
    Omologa, eterologa, social freezing
  3. Perché si chiama social freezing?
  4. A partire da che età si riduce la fertilità di una donna?
  5. Che cosa è la “competenza ovocitaria” e che relazione c’è con la possibilità di avere anomalie cromosomiche?
  6. Congelamento degli ovociti: dove si fa e quanto costa?
  7. Perché molte coppie vanno all’estero per la fecondazione eterologa?
  8. Le donne che cedono i propri oviciti in Spagna ricevono un rimborso. In Italia?
  9. La fecondazione eterologa in Italia tra pubblico e privato: come funziona?
  10. Come funziona per la fecondazione eterologa maschile, cioè con spermatozoi di donatori?
  11. Quali sono i rischi per la salute delle donne e per il feto?
  12. Alla ricerca di informazioni! Quali strade seguire?
  13. Quali sono i rischi dell’informazione fai-da-te?
  14. Che cos’è la diagnosi pre-impianto?
  15. La diagnosi pre-impianto viene effettuata in tutti i centri?
  16. Quali sono le paure più frequenti tra le pazienti? Quali aspettative non corrispondenti alla realtà?
  17. Quali consigli possiamo dare nella scelta dello/della specialista?

Travaglio a domicilio e accompagnamento al parto in ospedale

Travaglio a domicilio e accompagnamento al parto in ospedale

L’assistenza fornita dal Centro progetti donna è rivolta a donne in gravidanza fisiologica residenti a Milano, Sesto San Giovanni, Monza.

Presa in carico: 32 settimane, colloquio conoscitivo e gratuito con l’ostetrica

L’assistenza del travaglio a domicilio ha diversi vantaggi

  • rimanere in un ambiente intimo e protetto che facilita l’andamento del travaglio, perché gli ormoni del travaglio sono sensibili all’ambiente circostante
  • avere accanto un’ostetrica già conosciuta in precedenza
  • l’ostetrica valuta il benessere materno-fetale e interviene qualora ci sia bisogno di andare in ospedale

L’assistenza del travaglio a domicilio prevede

  • la reperibilità dell’ostetrica H24 a partire dalla 38° settimana
  • visite a domicilio fino all’avvio del travaglio
  • assistenza dell’ostetrica per tutto il travaglio fino al parto

Il parto

  • a travaglio avanzato, ci si sposta nell’ospedale scelto, dove avviene il parto
  • l’ostetrica assiste la donna con un sostegno psicologico, fino a un’ora dopo il parto
  • la donna viene presa in carico dall’ostetrica e dalla ginecologa/o dell’ospedale, che gestiscono il parto.
  • le volontà della donna rispetto al parto sono raccolte nel “piano del parto” e condivise con l’ostetrica e il/la ginecologa dell’ospedale

Dopo il parto

è prevista una visita domiciliare dopo due giorni dal parto per accompagnare la coppia nell’allattamento e nell’avvio della relazione con il/la bimbo/a.

Informazioni

Il servizio è privato e a pagamento perché la Regione Lombardia non prevede un rimborso né per il travaglio né per il parto a domicilio.

Contatti

Centro progetti donna, via Della Guastalla, 8

tel. 02 861145

Allattamento e lavoro. Come fare?

Il rientro a lavoro spesso rappresenta un momento di grande preoccupazione per la famiglia. L’introduzione al nido, la difficoltà a portare avanti l’allattamento al seno, il distacco tra madre e neonato sono le problematiche più riferite dalle donne.

Eppure le donne hanno sempre lavorato! Allora cosa è cambiato nella società?

E’ la stessa società ad essere cambiata, nei tempi di gestione e organizzazione del lavoro, nei tempi di gestione della sfera privata. La nostra società non ha tempo!

La gravidanza e l’esogestazione sono due fasi di un unico percorso che invece richiedono alla donna un nuovo tempo: un tempo per l’adattamento, un tempo per l’ascolto e la relazione con il nuovo bambino. La maternità rappresenta un evento bio-psico-sociale cioè un evento carico di trasformazioni nel corpo, nell’ambito relazionale e nella sfera sociale, culturale e lavorativa della donna. Pertanto interessa e coinvolge non solo la donna, ma anche la coppia, la cerchia familiare, lavorativa e l’intera società in cui vive.

Poter allattare il proprio bambino richiede oltre al desiderio della donna, anche un forte impegno sociale da parte di tutti i soggetti coinvolti (operatori percorso nascita, parenti e/o amici, datore di lavoro, agevolazioni sociali, luoghi protetti, legislazione che tuteli la maternità), proprio perchè tutti indirettamente siamo coinvolti nella nascita e nella crescita di ogni nuovo bambino, di ogni futuro adulto.

L’allattamento rappresenta quindi una scelta. Scegliere di allattare richiede tempo, con-tatto fisico e relazionale intenso ed unico, sostegno, incoraggiamento e fiducia nelle proprie capacità di donna/madre.

Questa arte non è un sacrificio, ma un dono prezioso per la salute fisica e relazionale sia della donna che del neonato. Come ostetrica credo fortemente nelle capacità innate della donna/bambino e nella ricchezza di un buon sostegno alla diade.

Allattare è un evento naturale che ha permesso la sopravvivenza della specie.

Si pensi che nel mondo nascono ogni anno 129.000.000 di bambini, di questi 119.000.000 in Paesi dove allattare è l’unico nutrimento. Per il restante 7.5% le madri devono prendere una decisione.

 Allattare e lavorare non solo è possibile, ma ha anche tantissimi benefici per la mamma e il neonato:

  • rinforza il sistema immunitario riducendo il rischio di infezioni negli asili nido
  • il latte è sempre disponibile al rientro della mamma
  • l’allattamento esclusivo fino a sei mesi rappresenta una garanzia di salute per il bambino
  • facilita l’adattamento del neonato al nido/baby sitter
  • rappresenta il continuum di quel legame esclusivo tra mamma-bambino

Il periodo di astensione obbligatoria per la maternità è di tre/quattro mesi dopo il parto a seconda dell’epoca in cui si è iniziata la maternità in gravidanza (settimo/ottavo mese). Molte donne rientrano a lavoro a 3-4 mesi di vita del neonato, in un periodo in cui l’allattamento è e andrebbe continuato in maniere esclusivo. Le mamme che invece possano usufruire della maternità agevolata, almeno fino a sei mesi di vita del bambino, hanno il vantaggio di poter iniziare l’introduzione dei cibi solidi che facilitano la nutrizione gestita da altri (nonne, baby sitter, asilo nido).

Se si sta ancora allattando, è preferibile offrire cibi solidi durante i pasti fuori casa e proseguire con le poppate quando la mamma torna dal lavoro. Il divezzamento deve basarsi sui bisogni della diade e non su rigidi schemi nutrizionale.

Alcune indicazioni per il proseguimento dell’allattamento dopo il rientro a lavoro:

  • la mamma ha a disposizione per riposo allattamento a due ore al giorno se orario di lavoro è uguale o maggiore alle sei ore, un’ora al giorno se inferiore le sei ore fino ad un anno di vita del neonato;
  • scegliere chi si prenderà cura del bambino (nonna, asilo nido, baby sitter) e la distanza che questi hanno dalla sede di lavoro della madre;
  • facilitare la relazione tra il bambino e chi si prenderà cura di lui: qualche settimana prima mamma e bambino dovrebbero trascorrere alcune ore nell’asilo nido o con la persona scelta. Il neonato imparerà ad associare a quel contesto/persona una connotazione positiva “amica di mamma” e le trasmetterà parte della sua fiducia;
  • fare scorte di latte, l’estrazione del latte può essere fatta manualmente o con un tiralatte. Inizialmente uscirà poco latte, ma questo non significa che non si ha latte! Per imparare a togliersi il latte occorre tempo per questo è meglio iniziare per 5/10 minuti più volte al giorno (cinque/otto poppate) almeno due settimane prima del rientro al lavoro. Il latte può essere conservato nel frigo per 5-8 giorni, nel freezer del frigo per due settimane, nel congelatore per 3-4 mesi.
  • Durante la pausa per l’allattamento a lavoro, si può tirare il latte e conservarlo in una borsa frigo. Molto importante è l’ambiente protetto e tranquillo, la donna dovrebbe trovare una posizione comoda e a proprio agio magari guardando anche foto del figlio, questo facilita la fuoriuscita del latte.
  • Se ad occuparsene è una nonna/baby-sitter possono portare il bambino alla mamma direttamente a lavoro nella pausa per l’allattamento, oppure se l’asilo nido è vicino alla mamma lei stessa può andare ad allattare o portargli il latte appena tirato.
  • Continuare ad allattare in modo esclusivo dopo il lavoro e nei giorni festivi, questa farà sì che la quantità di latte prodotto non diminuisca ulteriormente. Ricordando che il seno più viene stimolato (ogni 2-3 ore) più la produzione di latte è garantita.

Prima del rientro al lavoro non occorre ne offrire al bambino il biberon, ne lasciarlo solo al nido per “farlo abituare”. Queste due pratiche non migliorano ne la nutrizione ne l’adattamento ad un nuovo ambiente lontano dalla madre ed oltretutto creano ansia e frustrazione nella donna e nel bambino. Ci sono bambini che prendo subito il biberon e bambini che inizialmente non vogliono saperne di biberon, di cucchiaini o bicchierini.

Quando il bambino inizierà il nido o starà con una persona di fiducia si vedrà la sua reazione. Gli si può offrire il latte raccolto dalla mamma e vedere se si alimenta. Nell’ipotesi in cui non mangi nulla nelle sei ore di distacco dalla mamma non forzare assolutamente l’alimentazione perchè poi si nutrirà al suo rientro. La fase del distacco materno richiede tempo per il nuovo adattamento, pertanto è fondamentale cercare di rispondere alle richieste ed esigenze del neonato. Ci sono bambini che non mangiano nulla e preferiscono aspettare il ritorno della mamma, quindi mangeranno di più la sera, la notte e la mattina prima del lavoro.

Se invece il rientro al lavoro avviene a sei mesi, si può offrire al bambino come prima scelta il latte raccolto dalla mamma oppure se non si alimenta con il biberon anche una pappina di frutta (banana/mela/pera schiacciata) riso bollito schiacciato e continuare ad allattare nella restante parte della giornata.

Continuare ad allattare dopo il rientro a lavoro è possibile, e non è un’esclusiva di poche donne. Con la maternità cambiano e nascono nuovi bisogni sia nella mamma che nel bambino, pertanto è fondamentale organizzare il tempo per la gestione dell’allattamento e condividere la scelta con il papà e/o con la famiglia. Tempo e sostegno sono fondamentali per l’avvio e la prosecuzione dell’allattamento al seno.

“Nel seno, oltre al latte, il bambino cerca e trova affetto, consolazione, calore, sicurezza e attenzione. Non è solo una questione di alimento. Il bambino reclama il seno perchè vuole il calore di sua madre, la persona che più conosce. Per questo motivo la cosa importante non è contare le ore e i minuti o calcolare i millilitri di latte, ma il vincolo che si stabilisce tra i due che è una sorta di continuazione del cordone ombelicale”

Un dono per tutta la vita – Carlos Gonzalez

Bibliografia:

– Un dono per tutta la vita, Carlos Gonzalez

– www.lllitalia.org

– www.iss.it

– www.inps.it
Ostetrica Fagioli Monica

LAVOROEALLATTAMENTO

Consigli dietetici per la mamma che allatta

Nei primi sei mesi di vita i neonati dovrebbero essere nutriti esclusivamente con il latte materno. In seguito mentre la qualità del latte si modifica, impoverendosi, la dieta del bimbo verrà integrata con vari cibi idonei e sicuri.

Il latte materno è un alimento completo, ricco di enzimi e anticorpi che migliora la salute del bambino; sempre pronto, in temperatura ideale e facilmente assimilabile. Oltre a ciò l’allattamento materno crea e rafforza il legame madre-figlio ed è proprio l’allattare che stimola la produzione del latte stesso (OMS e UNICEF, 2003).

I vantaggi dell’allattamento sono molteplici e vanno, tra gli altri, da una maggior protezione per diarrea e disturbi del tratto intestinale, alla maggior protezione nei confronti di otiti, eczemi unitamente a un miglior sviluppo cognitivo. Il sostegno nei confronti dell’allattamento dal seno si basa sulla Dichiarazione degli innocenti e sulla strategia Globale per l’Alimentazione di neonati e bambini (OMS e INICEF).

La dieta corretta per la mamma che allatta

Anche il Ministero della Salute si è impegnato del redigere opuscoli a carattere divulgativo e mette l’accento sull’importanza per le mamme di non seguire “diete speciali” durante l’allattamento ma di mantenere una dieta equilibrata (www.salute.gov.it)

Per produrre un buon latte la mamma deve necessariamente curare anche la sua alimentazione e soddisfare i suoi fabbisogni nutrizionali (energetici, di micro e macronutrienti e di acqua) oltre a quelli del lattante.

Il fabbisogno energetico dovuto all’allattamento è più elevato rispetto al periodo della gravidanza e la produzione del latte richiede un impiego di energia proporzionale alla quantità prodotta. Il volume giornaliero è mediamente di circa 750 ml (LARN IV edizione). Una parte della spesa energetica extra può essere sostenuta utilizzando le riserve adipose accumulate in gravidanza anche se il suo grado di mobilizzazione può variare da donna a donna.

Il peso alla nascita dei figli nati da madri vegetariane che si sono alimentate in modo corretto e che hanno avuto un adeguato incremento ponderale in gestazione, si mantiene all’interno del range di normalità. Poiché il profilo nutrizionale varia a seconda del tipo di modello vegetariano seguito è importante fare una valutazione individuale della donna che allatta.

In caso di sovrappeso o obesità la mamma può perdere peso, purché ciò avvenga lentamente e purché la donna sia seguita da personale sanitario competente con una dieta moderatamente ipocalorica (Krause’s Food &Nutrition Therapy – 12 edition).

In tutte dovrebbe essere incoraggiata la pratica di attività fisica di media intensità per tutti i suoi effetti benefici.

Se la dieta della mamma risulta essere soddisfacente dal punto di vista dell’energia, verosimilmente lo sarà anche per all’apporto proteico. I nutrienti contenuti nel latte materno possono essere sintetizzati ex novo dalla ghiandola mammaria, modificati a partire da precursori come per gli acidi grassi a lunga catena o trasferiti direttamente dal plasma materno al latte (vitamine e minerali).

Il contenuto in grassi della dieta della mamma influenza significativamente la composizione del latte mentre il contenuto di alcuni minerali come ad esempio il calcio può essere mantenuto a livelli sufficienti anche a spese dei depositi materni qualora non siano stati soddisfatti i fabbisogni.

Raccomandazioni

Le raccomandazioni generali dunque riguardano il seguire una dieta appropriata nel rispetto dei fabbisogni

  • Ridurre il consumo degli zuccheri semplici incrementando i complessi e scegliendo i tipi integrali anche per incrementare la quantità di fibra alimentare.
  • Ridurre il consumo dei grassi in genere e nello specifico di quelli saturi.
  • Evitare periodi di digiuno prolungato suddividendo i cibi tra tre pasti principali e due spuntini.
  • Cucinare in modo semplice, scegliere gli alimenti in base alla stagionalità
  • Astenersi dal fumo mantenendo uno stile di vita attivo senza esitare di chiedere al proprio medico curante un aiuto.
  • Per quanto riguarda le bevande alcoliche, l’etanolo passa nel latte e può inibire la montata provocando al lattante, nei casi più gravi, sedazione, ipoglicemia e disturbi gastro-intestinali (LARN IV edizione).

I miti che riguardano alimentazione e latte materno

Coliche: nei neonati sono fisiologiche e dovute all’immaturità dell’intestino e non legate al consumo di latte e latticini da parte della mamma. Il consiglio è di informare il pediatra e attendere che il disturbo scompaia naturalmente, generalmente intorno al terzo mese.

La birra non favorisce in alcun modo la montata lattea ma rende più amaro il latte; il cui gusto è anche influenzato da alcuni alimenti assunti dalla mamma come aglio, porro, scalogno, cipolla, carciofi, peperoni e spezie. Se però questi alimenti sono stati ingeriti abitualmente nell’ultimo trimestre di gravidanza il bambino li ha già “assaggiati” dunque li riconosce senza gradi problemi.

 

A cura del servizio dietologico del CED